Associazione Culturale Felicita Merati
Nova Milanese via Mazzini,22
La storia di Felicita Merati Barzaghi è una storia semplice, come spesso accade delle storie grandi, una storia che richiama ognuno di noi a un cristianesimo che risponde alla realtà incontrata.L'associazione culturale Felicita Merati nasce dal desiderio di un gruppo di amici di condividere e sostenere, quei principi che il Papa ha definito "non negoziabili", vita, famiglia, libertà educativa.
Quando abbiamo affidato alla Madonna il nostro lavoro con una Messa celebrata in memoria di Felicita Merati Barzaghi e di Roberto Matterazzo che prima dell'aggravarsi della sua malattia aveva partecipato ai nostri incontri, don Samuele nell'omelia ha parlato di un seme che da frutto, non so dirvi quando sia stato piantato il seme che ha dato vita a questa associazione, ma molti di noi lo identificano con l'aver accettato una sera l'invito di andare a sentire il professor Franco Nembrini che parlava di responsabilità educativa in una scuola Media della Brianza, all'uscita la discussione continua, perché educare è un mestiere appassionante, difficile, e tra noi amici spesso lo abbiamo condiviso. Nasce così il desiderio di incontraci con regolarità a leggere un libro - Il rischio educativo - e senza che ce ne accorgessimo cresce anche il nostro legame e la nostra affezione, le serate si fanno interessanti e si finisce con il discutere di tutto, di lavoro, di famiglia, spesso si vorrebbe poter condividere con altra gente le cose sentite o viste, a volte si riesce. Come quella volta che si è andati a Trescore Balneario BG a vedere la cappella Suardi affrescata da Lorenzo Lotto dove è raffigurato il Cristo Vite, e il martirio di Santa Barbara, guida appassionata sempre il prof. Nembrini che in quei luoghi è nato e cresciuto, e caspita, meglio di una lezione di storia, usciamo e siamo contenti di aver capito, imparato, condiviso qualcosa di bello, adulti e bambini insieme.
La passione cresce, si decide che questo desiderio deve prendere forma, deve avere una faccia da incontrare, ci ritroviamo per decidere come far nascere questa associazione culturale. Quale nome darle? Uno di noi tira fuori tra i suoi appunti una fotocopia con la foto di Felicita Merati presa da un sito e archiviata anni prima, era il 2001, era da allora che il desiderio di intitolare a lei un'opera attendeva di vedere la luce. Non c'è bisogno di discutere, i soci fondatori accettano tutti all'unanimità. Molti di noi hanno conosciuto Felicita, frequentato con lei l'oratorio o la scuola, gli altri è come se la conoscessero perché la sua storia diventa da subito familiare.
La storia di Felicita Merati Barzaghi è una storia semplice, come spesso accade delle storie grandi. Da poco moglie, da poco madre di un bambino, con la notizia di una seconda gravidanza scopre di avere un tumore e rinuncia a curarsi per dare alla luce suo figlio, per lasciare ai suoi figli il più grande degli insegnamenti, quello di un amore grande che va oltre la vita. Ma quella scelta non è stata frutto del caso, ma di un seme, come ci diceva il sacerdote nell'omelia, di un seme piantato molto prima, di un cammino, di una vita che ha portato Felicita a scegliere la vita, anche se questo voleva dire dover rinunciare alla propria. Ricordo che subito dopo la sua morte in un articolo apparso su un giornale il marito raccontava che durante la malattia a volte diceva - ho fifa -, questa frase mi è sempre sembrata l'emblema di una umanità, incarnata, perché certe scelte non sono frutto di incoscienza, di spregio della paura, sono il gesto di un amore struggente e grande, e la forza per questo amore non ce la diamo da soli, ma viene da un Altro.
Dopo la decisione di intitolare l'associazione culturale a Felicita Merati, la scelta di invitare Magdi Cristiano Allam per la presentazione ci è sembrata una conseguenza, anche la sua vita e la sua scelta di convertirsi sono il frutto di un cammino iniziato molto prima, frutto di un seme piantato molto tempo prima. Magdi Cristiano Allam dopo aver conosciuto la storia di Felicita non solo ha accettato di partecipare alla presentazione ufficiale, ma ci ha "adottati", sino a divenire il Presidente Onorario dell'associazione. Il suo affetto, il suo incoraggiamento ci hanno spiazzati e commossi. Così come le parole di Mario Barzaghi, Marito di Felicita che ha dichiarato al Cittadino: "Mi fa piacere vedere che Felicita é rimasta nel cuore di chi ha potuto conoscerla. E' un'associazione con un forte spirito missionario e anche i miei figli possono percepire che la loro mamma continua a vivere nel cuore di tante persone". E anche la presenza di tante persone venute a gremire l'auditorium comunale, persone che sono intervenute con le loro domande e che nei giorni seguenti ci hanno chiesto la registrazione dell'incontro, ci ha fatto percepire come avessimo risposto ad un bisogno, all'esigenza che è di tanti, di capire e di confrontarsi, e questo ci ha dato ancora più la misura della responsabilità che ci siamo assunti nei confronti di quanti si sono iscritti e hanno chiesto di partecipare alla vita dell'associazione. Speriamo vivamente di non deluderli.
La passione cresce, si decide che questo desiderio deve prendere forma, deve avere una faccia da incontrare, ci ritroviamo per decidere come far nascere questa associazione culturale. Quale nome darle? Uno di noi tira fuori tra i suoi appunti una fotocopia con la foto di Felicita Merati presa da un sito e archiviata anni prima, era il 2001, era da allora che il desiderio di intitolare a lei un'opera attendeva di vedere la luce. Non c'è bisogno di discutere, i soci fondatori accettano tutti all'unanimità. Molti di noi hanno conosciuto Felicita, frequentato con lei l'oratorio o la scuola, gli altri è come se la conoscessero perché la sua storia diventa da subito familiare.
La storia di Felicita Merati Barzaghi è una storia semplice, come spesso accade delle storie grandi. Da poco moglie, da poco madre di un bambino, con la notizia di una seconda gravidanza scopre di avere un tumore e rinuncia a curarsi per dare alla luce suo figlio, per lasciare ai suoi figli il più grande degli insegnamenti, quello di un amore grande che va oltre la vita. Ma quella scelta non è stata frutto del caso, ma di un seme, come ci diceva il sacerdote nell'omelia, di un seme piantato molto prima, di un cammino, di una vita che ha portato Felicita a scegliere la vita, anche se questo voleva dire dover rinunciare alla propria. Ricordo che subito dopo la sua morte in un articolo apparso su un giornale il marito raccontava che durante la malattia a volte diceva - ho fifa -, questa frase mi è sempre sembrata l'emblema di una umanità, incarnata, perché certe scelte non sono frutto di incoscienza, di spregio della paura, sono il gesto di un amore struggente e grande, e la forza per questo amore non ce la diamo da soli, ma viene da un Altro.
Dopo la decisione di intitolare l'associazione culturale a Felicita Merati, la scelta di invitare Magdi Cristiano Allam per la presentazione ci è sembrata una conseguenza, anche la sua vita e la sua scelta di convertirsi sono il frutto di un cammino iniziato molto prima, frutto di un seme piantato molto tempo prima. Magdi Cristiano Allam dopo aver conosciuto la storia di Felicita non solo ha accettato di partecipare alla presentazione ufficiale, ma ci ha "adottati", sino a divenire il Presidente Onorario dell'associazione. Il suo affetto, il suo incoraggiamento ci hanno spiazzati e commossi. Così come le parole di Mario Barzaghi, Marito di Felicita che ha dichiarato al Cittadino: "Mi fa piacere vedere che Felicita é rimasta nel cuore di chi ha potuto conoscerla. E' un'associazione con un forte spirito missionario e anche i miei figli possono percepire che la loro mamma continua a vivere nel cuore di tante persone". E anche la presenza di tante persone venute a gremire l'auditorium comunale, persone che sono intervenute con le loro domande e che nei giorni seguenti ci hanno chiesto la registrazione dell'incontro, ci ha fatto percepire come avessimo risposto ad un bisogno, all'esigenza che è di tanti, di capire e di confrontarsi, e questo ci ha dato ancora più la misura della responsabilità che ci siamo assunti nei confronti di quanti si sono iscritti e hanno chiesto di partecipare alla vita dell'associazione. Speriamo vivamente di non deluderli.